Nato a Pieve di Soligo (Treviso) il 10 ottobre 1921, era il massimo poeta italiano vivente.
Quando si perde una persona di tale spessore culturale ed umano è impossibile restare indifferenti, pur se alla veneranda età di 90 anni.
Così si può, a rigore, dire chiusa la seconda metà del Novecento poetico italiano, che dopo Mario Luzi e Alda Merini, perde il suo ultimo grande rappresentante.
Cosa ha offerto Zanzotto alla letteratura italiana, è impossibile riassumerlo in questa sede. Di lui resterà il linguaggio che sa essere semplice ed estremamente complesso al tempo stesso, i suoi significati criptici e i suoi metasignificati, l'amore per il suo dialetto, il veneto dell'alta Marca, l'amore per la sua terra, che mai lo ha fatto tuttavia cadere nella retorica e nell'ignoranza leghista.
Di lui ci mancheranno la sua sconfinata cultura, la sua umanità e la sua semplicità nell'approcciarsi alle persone comuni.
Già, poiché Zanzotto, prima che il sommo poeta, era un uomo umile, che non amava i piedistalli, e per cui la cultura era anche aggregazione popolare, non un salotto elitario riservato ai figli delle accademie.
Andrea Zanzotto se ne è andato, ma immortale è la testimonianza dei suoi scritti.
per approfondire su Andrea Zanzotto:
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