L’arte costa. Ne costa la produzione, ne costa la
diffusione.
Chiunque può fare arte per sé, ma a partire dal momento in cui decide di dare consistenza alla sua opera affidandola ad un qualsiasi mezzo di diffusione (pubblicazione, esposizione), il denaro diviene indispensabile.
Chiunque può fare arte per sé, ma a partire dal momento in cui decide di dare consistenza alla sua opera affidandola ad un qualsiasi mezzo di diffusione (pubblicazione, esposizione), il denaro diviene indispensabile.
Anche ciò che potrebbe apparire gratuito agli occhi dell’autore,
è in realtà una scommessa di terzi sul suo successo. Scommessa finanziaria,
naturalmente.
E, si sa, le scommesse finanziarie sfociano spesso in una
ricerca più volta alle logiche di mercato che non all’arte in senso stretto.
Il crowdfunding (parola inglese composta che significa “finanziamento
della folla”) si inserisce in tale meccanismo superandone gli schemi:
attraverso un mezzo mediatico, in genere il web, si presenta
un progetto richiedendo una cifra per realizzarlo.
Saranno poi gli utenti, la “folla”, appunto, a decidere se finanziarlo e quale cifra devolvere.
Per rendere la cosa più interessante agli occhi dei potenziali finanziatori, spetterà all’autore darvi appetibilità con offerte, regali e quant’altro.
Saranno poi gli utenti, la “folla”, appunto, a decidere se finanziarlo e quale cifra devolvere.
Per rendere la cosa più interessante agli occhi dei potenziali finanziatori, spetterà all’autore darvi appetibilità con offerte, regali e quant’altro.
Alla fine di un periodo predeterminato, i progetti che
avranno raggiunto la cifra richiesta saranno finanziati. Gli altri, vengono
invece cestinati e i fondi restituiti a ciascun finanziatore.
Evidentemente, anche questo meccanismo presenta il rischio
di essere troppo legato ai gusti della folla, ma, come si suol dire, meglio
essere legati ai gusti della gente che soltanto ai portafogli del produttore di
turno e al suo tornaconto economico.
Così, le nuove forme artistiche di questo avvio di Millennio
hanno uno strumento in più per emergere: un mecenatismo globale che nessuna
generazione di artisti aveva mai avuto modo di poter sperimentare prima d’ora.
Il web pullula ormai di siti specializzati nel crowdfunding,
alcuni più generici (come il pioniere Kickstarter), altri specifici per una
determinata forma artistica (come Musicraiser).
E gli artisti mondiali trovano nuova linfa per i loro
progetti…
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