giovedì 14 febbraio 2013

Addio a Gabriele Basilico, maestro del paesaggio urbano

Non servono grandi celebrazioni tramite la parola, per omaggiare colui che fece dell'immagine il suo principale mezzo espressivo.
Certo, la morte di Gabriele Basilico lascia un vuoto non solo nel mondo della fotografia, ma anche in quel mondo urbano, fatto di strade ed edifici, che abbiamo imparato a conoscere attraverso i suoi scatti e i suoi occhi.

Evidentemente, questo affascinante groviglio di cemento vivo non sarà lo stesso, da oggi.





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Quegli psicograffiti di Ugo Guarino...



La stupidità.
Non vi è altro modo di definire la cancellazione dei murales dell’ex OPP di Trieste, un pezzo di storia italiana, nonché il luogo da cui ebbe inizio la Rivoluzione di Franco Basaglia.
Arte, storia e società si fondevano, a Trieste, nel ricordo di quei magici anni Settanta in cui quella città relegata a centro di confine senza più il suo entroterra si riscattava attraverso la grande rivoluzione che, di lì a pochi anni, avrebbe incluso nuovamente i suoi figli “infermi di mente” nel contesto dei “normali”.
Quelle erano opere di Ugo Guarino, artista e vignettista, che raccontava in quegli stessi, difficili quanto entusiasmanti anni, quanto stesse accadendo “tra il dentro e il fuori”.
Anche il graffito più di ogni altro simbolo di quei tempi, che recitava “LA LIBERTÀ È TERAPEUTICA”, non esiste più.

Pare quasi che una mano di vernice anonima abbia voluto cancellare quel che rimaneva del simbolo di un’epoca.
Quale senso, se non il non-senso dell’idiozia umana, può cancellare qualcosa che, prima che arte, è memoria collettiva?

Non vi è molto di cui andare fieri nella Trieste degli ultimi anni. Quello del reinserimento dei malati di mente è stato in assoluto il più grande fermento culturale e sociale che la città di Trieste abbia conosciuto negli ultimi 50 anni.
E quell’arte lo aveva testimoniato giorno per giorno, e ancora restava lì, tra il ricordo e il monito. Fino a ieri.
Quella fu l’ultima volta in cui da Trieste partì qualcosa che travolse l’Italia intera (e non solo l’Italia). Evidentemente, era qualcosa di cui disfarsi. E ci si scusi se non se ne capisce il perché.



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giovedì 7 febbraio 2013

Interviste d'Arte: VINCE ANTHONY AMORE



Nella giornata odierna spostiamo le nostre tende per incontrare un cantante italo-americano che vive nell’area metropolitana di Chicago, Illinois: Vince Anthony Amore.
In Italia questo nome non dice molto, ma si tratta di un artista conosciuto negli States, con una ricca ed interessante carriera alle spalle:
laureatosi presso la prestigiosa Indiana University School of Music, annovera tra i suoi traguardi personali e professionali il Chicago Lyric American Artists Program ed il David Award of Outstanding Vocalist.
Oltre alla sua passione musicale, è anche membro dello Screen Actors Guide (SAG).
Tra le tante personalità con cui ha avuto modo di cantare, una sua tutte, illustre e preclara in Italia, è certamente Luciano Pavarotti.

Il canto è davvero la sua grande passione, ama cantare sia dinanzi a folle nutrite, nei grandi teatri, per esempio, sia in atmosfere più intime e con un più limitato numero di persone.

Ascoltare la voce di Vince non lascia indifferenti, come non lascia indifferente la disinvoltura con cui riesce a passare dalla musica lirica a quella più squisitamente popolare, lasciandosi andare a ballate folk, pop rock, country et similia.
La sua voce è estremamente espressiva, calda, versatile, ed anche la sua espressività nell’esecuzione, trasmettono gioia. Quando lo si guarda cantare riesce a trasmettere, in sostanza, tutto il suo amore per la musica.
Tra i suoi artisti di repertorio, si annoverano Frank Sinatra, Tom Jones, Elton John, Andrea Bocelli, e molti altri. Ma non bisogna dimenticare che Vince è anche compositore della propria musica.

Ciò premesso, mi sembra doveroso lasciare che sia lui stesso a parlare di sé:

Fa sempre piacere trovare un italo-americano non di prima generazione ancora legato al suo paese d’origine. Quanto la cultura musicale italiana, secondo te, ha influenzato la tua formazione musicale?
I miei genitori sono nati e cresciuti in Sicilia, in provincia di Agrigento. Io ho sempre e personalmente ammirato i cantanti italo-americani, come Sinatra, Bennett, Martin, oltre ai grandi compositori di musica lirica come Verdi, Puccini, Mascagni, Leoncavallo. L’ascolto di questi artisti ha sicuramente e fortemente influenzato la mia formazione musicale.
Posso dire, parlando del panorama americano, che se gli afro-americani cantano con l’anima, noi italiani lo facciamo col cuore. La passione che trasmettiamo nella nostra vita di tutti i giorni fiorisce proprio grazie alla musica.
Se posso aggiungere una cosa, il direttore dell’Istituto di Cultura Italiana di Chicago, Silvio Marchetti, mi diede l’onore di presentarmi come “the Best singer of italian music in America”. Potete immaginare quanto piacere ciò mi abbia fatto.
Soprattutto perché ho sempre, come ripeto, ascoltato ed ammirato la musica italiana. Potrei aggiungere ai nomi che ho fatto quelli di Morandi o Celentano, che ascoltavo quando ero ragazzino.

Se potessi venire a cantare in Italia domani sera, quali pezzi non faresti sicuramente mancare nella tua scaletta?
Credo che canterei le canzoni di Sinatra, Bennett, Darin, Elton John, Bublé, Tom Jones, Billy Joel. E lo farei nel vero stile americano.
Credo che cantare questi artisti seguendo lo stile americano (ed italo-americano) possa dare una marcia in più, rispetto ad altre cover che si sentono in giro.

Progetti attuali e futuri?
In questo periodo io e la mia band stiamo girando per il Midwest, allietando feste tradizionali, sia italiane che americane. Stiamo progettando inoltre un tour nell’area metropolitana di Chicago.
In aggiunta, manderò presto un mio dvd per un casting al popolare programma televisivo americano “The Voice”.
Per il resto, il mio più grande sogno è e resta quello di poter cantare nella mia amata Italia, e spero che il pubblico italiano possa aiutarmi in questo.
Io so soltanto una cosa: che quando un italiano vuole davvero qualcosa, possiede la caparbietà per ottenerla. Anche in questo sono fiero di essere italiano.

A parte il venire a cantare in Italia, hai qualche altro sogno nel cassetto, legato alla tua professione?
Beh vista la mia professione, diciamo che avrei piacere di poter parlare con Adriano Celentano e Tony Bennett, in una lunga e ricca conversazione…

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