lunedì 4 luglio 2016

Dialogo con LENE sul suo nuovo album RING

Oggi abbiamo il piacere di fare due chiacchiere con Elena Ruscitto, in arte Lene, cantante e musicista milanese, reduce dall'uscita del suo nuovo album, Ring
Diplomatasi in pianoforte jazz presso l'Accademia Internazionale della Musica di Milano, ha conosciuto una carriera estremamente interessante ed anche piuttosto eclettica, esibendosi nei principali locali milanesi (e non solo), dando sfoggio di un lungo repertorio jazz, blues, soul, r 'n' b.

A queste esibizioni musicali "classiche" ha fatto eco, in modo parallelo, la passione per il pop, che più di ogni altro genere ha stimolato la sua vena compositiva. Ecco perché parliamo di artista eclettica.

Nel 2008 registra un album dal titolo "Something New", assieme al suo gruppo di allora, il trio Helen R 'n' B, che partecipa nello stesso anno al concorso Hollywood Music Lab, vincendolo.
Nel 2009 partecipa alla seconda edizione di X-Factor, in gruppo con le Sisters of Soul, trio che nasce casualmente proprio per quell'occasione. 

Dopo l'esperienza talent, che come spesso accade fatica a promuovere il talento, collabora con il clarinettista Paolo Tomelleri (con cui si esibirà suonando swing in diversi locali e teatri, tra cui il Teatro del Verme).

Fonda, in seguito, la Lene Soul Band, che si esibirà in importanti manifestazioni quali il Porretta Soul Festival.

E con questo arriviamo ai giorni nostri e al suo nuovo album, "Ring", frutto della collaborazione con Theo Querel e Raffaella Riva (quest'ultima è stata autrice, tra gli altri, di diversi pezzi di Gianna Nannini). Il disco ha delle sonorità difficilmente collocabili (pur restando nel panorama del pop): c'è chi lo definisce adult pop, chi ne ha invece sottolineato le affinità con il pop cinematico di Lana Del Rey o l'elettropop di Greg Kurstin e Sia.

I testi sono in italiano e toccano tematiche profonde, indagando l'interiorità attraverso lo specchio di una simbologia estremamente personale, che ricorre lungo tutto il disco.


Quanto senti la tua carriera recente influenzata dall'esperienza X-Factor, alla luce di questo tuo primo album? Quali erano le tue aspettative e quali, eventualmente, sono state disattese? Guardando la tua storia, sembra che altri meccanismi, la musica live, la voglia di sperimentare, abbiano giocato un ruolo più determinante rispetto al talent. In cosa senti questo album figlio della tua esperienza televisiva e in cosa invece lo senti il frutto di tutto ciò che rappresenta la tua carriera "da musicista live"?

XFactor è stata solo un’esperienza che mi ha fatto crescere e fortificato in quanto essere umano. Dico questo perché più che un’esperienza a livello musicale (di musica ce n’è poca li dentro!) è stata un modo per conoscermi meglio come persona. A livello umano infatti mi è servita tantissimo. Diciamo che sono uscita diversa rispetto a come ero prima.
Di aspettative ne avevo: il successo sicuramente, l’inizio di una lunga carriera musicale. Più che altro mi aspettavo che proprio XFactor mi avrebbe aperto la strada per costruire questa lunga carriera. Ero molto giovane...
In realtà non è stato così. Per diversi motivi:
anzitutto, chi fa un talent oggi deve avere una forte consapevolezza di sé stesso ed una sicurezza d’acciaio. Io non le avevo, o meglio, non erano ancora formate in me;
inoltre, per sfruttare a proprio vantaggio questi talent, bisogna avere un progetto in atto. Noi [Sisters of Soul, n.d.r.] non lo avevamo. Ci eravamo appena conosciute ed eravamo state “sbattute” di colpo in quel mondo nuovo.
Però ecco, tutte le illusioni adolescenziali che avevo sul mondo della musica (soprattutto italiana), XFactor me le ha completamente distrutte! Per questo mi è servito sicuramente! 
Questo album non lo sento figlio di una carriera televisiva, ma di tutto il percorso che ho fatto da quando ho iniziato a suonare fino ad ora. Nel percorso certamente c’è anche l’esperienza XFactor, ma è una briciola in mezzo a tutte le altre esperienze che ho fatto, soprattutto live, e a tutti i musicisti con cui ho avuto la fortuna di suonare e collaborare!

Come è nato quest'album? Ascoltandolo, la sonorità pop è molto presente. Questa contrasta inevitabilmente con le atmosfere più "classiche" del jazz, soul e r&b a cui siamo abituati. Si tratta di una scelta casuale, hai deciso di "voltare pagina" o ci sono altre motivazioni alla base di tutto ciò?

L’album è nato dall'incontro che ho avuto l’anno scorso con due autori, Theo Querel e Raffaella Riva. Con loro è nato un feeling compositivo pazzesco da subito, un feeling talmente forte che stiamo già scrivendo il secondo disco!
Volevamo fare un disco di musica italiana certamente, ma con sonorità più simili al pop internazionale. E così è stato. 
Il termine “ring”, titolo all'album, ha diversi significati: dal ring come luogo in cui si lotta (puoi capirne il motivo), al ring come anello, come qualcosa di circolare ma sempre in divenire.
Questo disco racchiude un percorso, una crescita. È il mio primo album, quindi ci ho messo dentro sia brani scritti anni fa, durante la mia adolescenza, sia brani molto più recenti scritti assieme a questi due autori eccezionali. 
Per quanto riguarda le sonorità, a me non piace molto etichettare la musica / parlare di generi. Ho fatto un disco scrivendo ciò che più mi piaceva, con arrangiamenti moderni (questo perché non credo abbia molto senso andare indietro!) e di mio gusto.
Non è che ho deciso di voltare pagina. Per me la musica è un tutt’uno, è una forma d’espressione libera, per quanto mi riguarda. Continuerò a cantare Billie Holiday ed Amy Winehouse come ho sempre fatto e canterò anche le canzoni che scrivo...

Quali consideri le tue "ispirazioni musicali"? La tua tendenziale ecletticità lascerebbe intendere un panorama piuttosto vasto, e non ti chiedo pertanto di farmi un lungo elenco. Ma quali cantanti e musicisti senti che ti hanno davvero cambiato la vita?

Ok. I Beatles prima di tutto. Geni assoluti. Se non ci fossero stati loro oggi probabilmente non esisterebbe quello che chiamano pop.
Amy Winehouse. Più che altro per la sua maniera di esprimersi e di interpretare, e di raccontare la sua vita travagliata.
Lana Del Rey. La sua musica è tremendamente in linea con ciò che si respira oggi nell'aria. Ciò che mi colpisce di lei, oltre al suo timbro, è la produzione dei suoi dischi. Moderna, efficace, straziante e piena.
Sia. Per la sua capacità di scrittura.
Poi ci sarebbe tutta la musica inglese, dai Genesis, ai Tears for Fears, ai Blur, Oasis, Coldplay (questa per me è la musica che ha accompagnato, in un modo o nell’altro, tutta la mia vita, dall’infanzia fino ad adesso).
In generale non mi sono mai soffermata su un “genere”, ma a ciò che più arriva alla mia sensibilità...



Lene è uno dei tanti esempi che dimostrano che nella musica, come nell'arte in generale, non esistono scorciatoie, e quei grandi baracconi costruiti che definiamo "talent show" non solo difficilmente promuovono i talenti artistici, ma tendono più a sfruttarli che non a restituire quanto gli artisti (o presunti tali) cercano di mettere in campo. Si tratta di una questione di format, di ritmi televisivi, che non sono mai compatibili con la ricerca di se stessi e della propria espressione artistica.

Lo studio, la passione, i concerti live, queste cose, invece, seppur richiedano tempi più lunghi, permettono di esprimersi secondo le proprie corde. E "Ring" è tutto questo, l'espressione di un'artista che ha costruito (e che ha trovato) se stessa. E che sicuramente continuerà su questa strada. 


"Ring"

Band composta da:
Lene (Elena Ruscitto) - Voce
e "i Porners"
Jacopo Mazza - Tastiere e Cori
Dario Jacuzzi - Basso
Paco Martucci - Chitarra
Riccardo Breda - Batteria




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