martedì 21 marzo 2017

Giornata Mondiale della Poesia 2017

LA VERA POESIA
Anche se il suo valore non è stato compreso,
la parola di un poeta vero
versa nelle orecchie una corrente di miele:
anche se non è ancora giunta la sua fragranza, certo
cattura lo sguardo una ghirlanda di gelsomini.

(Subandhu, poeta indiano del VII secolo)


La primavera sboccia come la poesia. Ed anche quest'anno, in occasione della giornata mondiale della poesia, centinaia di eventi, in Italia e nel mondo, renderanno omaggio ad una delle forme più pure ed antiche di espressione dell'umanità.

Sentimenti, emozioni, preoccupazioni, osservazione del circostante come dell'infinito, passione, vita quotidiana, socialità, interiorità, satira,... Un linguaggio tanto totalizzante quanto universale.

E in questo, certo, le siamo tutti tributari. 


(c) traduzione di Giuliano Boccali - credito immagine: David Wagner

domenica 12 marzo 2017

Diritto d'autore: OPERE COLLETTIVE, COMPOSTE, IN COMUNIONE

Accade spesso che gli autori decidano di collaborare: ecco che allora, dal punto di vista legale, possono sorgere due situazioni principali (frequenti nella prassi) che guardano al prodotto di tali collaborazioni: opere cosiddette "collettive" ed opere cosiddette "composte".

Le opere "collettive" sono quelle in cui ciascuna parte da cui è formata l'opera resta distinta ed autonoma rispetto alle altre. Un'antologia, ad esempio, è un'opera collettiva, perché troveremo i testi di Tizio, cui seguono i testi di Caio e quelli di Sempronio. L'opera è, in questo caso, una somma di opere, né più e né meno.
Questo, evidentemente, crea delle conseguenze: ai singoli collaboratori dell'opera collettiva è riservato, anzitutto, il diritto di utilizzare la propria opera separatamente. I diritti di utilizzazione economica sull'opera collettiva, invece, spettano all'editore, salvo non si sia pattuito diversamente. Colui che viene considerato "autore" dell'opera collettiva (cioè dell'opera nel suo insieme) è colui che dirige, che cura, che gestisce e che organizza. Ricordando, comunque, quanto detto sopra: se questi è autore dell'opera collettiva, è anche vero che ciascun autore di ogni singola parte, conserva la propria autonomia sull'utilizzo "esterno" della propria opera.

Le opere "composte" hanno una identità meno "separabile". Possono, infatti, essere suddivise in parti, ma tale suddivisione porta ad un risultato molto diverso dall'opera nel proprio complesso.
Un esempio canonico di questo tipo è dato dalle canzoni, in cui vi sono una parte letteraria ed una musicale. Evidentemente, la musica e le parole possono, in questo caso, essere divise, ma il risultato finale sarà molto diverso. Vi è, dunque, una identità organica che risulta più accentuata rispetto alle singole parti.
Come si suddividono i diritti d'autore nelle opere composte? Basti pensare, nel caso specifico delle opere musicali, al deposito presso la SIAE, che richiede la compilazione del cosiddetto "Modulo 112". Questo modulo ricalca, evidentemente, i criteri di ripartizione tra gli autori delle singole parti. Sarà così possibile indicare i nominativi degli autori con le rispettive quote di diritti (che si presumono ripartiti in parti eguali, ma che possono essere pattiziamente derogate - cioè: se Tizio è autore della musica, e Caio è autore delle parole, la ripartizione "normale" dei diritti sarà 50% e 50%, ma i due potrebbero anche mettersi d'accordo per una ripartizione al 30% e al 70%, ad esempio).

Una disciplina simile a quella prevista per le opere composte, si ha per le opere "in comunione" (meno frequenti nella prassi). Le opere in comunione sono quelle in cui il contributo di ciascun artista è indistinguibile ed inscindibile da quello degli altri. Un esempio? Un quadro dipinto a più mani.
In questo caso la ripartizione dei diritti segue le regole generali del diritto civile sulla comunione (articoli 1100 e seguenti del codice civile), quindi presunzione di eguaglianza nelle quote, salvo diverso accordo che deve essere provato per iscritto.



Ricapitolando:

OPERE COLLETTIVE
possono essere facilmente scisse, e la loro divisione non muta il profilo sostanziale dell'opera; i diritti morali appartengono ai singoli autori, ciascuno per la propria parte - mentre i diritti morali dell'opera nel complesso sono di chi l'ha diretta/organizzata/curata; i diritti patrimoniali appartengono all'editore (salvo diverso patto); ciascun autore può utilizzare la propria opera separatamente.

OPERE COMPOSTE
possono essere scisse, ma la loro divisione va a mutare l'identità sostanziale dell'opera; i diritti morali appartengono ai singoli autori, ciascuno per la propria parte; i diritti patrimoniali appartengono a ciascun autore proporzionalmente alla quota.

OPERE IN COMUNIONE
non possono essere scisse (il contributo di ciascun autore è indistinguibile); i diritti sono ripartiti sulla base delle norme generali sulla comunione (artt. 1100 ss. c.c.), salva diversa pattuizione scritta.

tutti i diritti riservati - il presente post ha valore solo generico, non può essere pertanto sostituito ad una consulenza legale con un esperto di diritto della proprietà intellettuale, che è l'unico soggetto in grado di valutare singoli casi specifici

mercoledì 1 marzo 2017

ORDINE E MUTILAZIONE di Elena Zuccaccia

Mi ritrovo tra le mani questo libretto (inteso come "piccolo nel formato"), Ordine e Mutilazione, di Elena Zuccaccia (Edizioni Pietre Vive) e subito alcuni aspetti mi colpiscono.

Anzitutto, il "pessimismo ironico" e la nostalgia con uno sguardo al futuro. Stilisticamente parlando, un connubio di cinismo ed ironia permea l'intera silloge, mentre i versi indagano atmosfere complesse, come il rapporto tra "sentimento" e "non-sentimento", dove per quest'ultimo intendo al contempo un sentimento che non c'è più, un sentimento che non c'è mai stato e un sentimento sconosciuto. Talvolta, la linea di demarcazione tra queste "essenze contermini" è assai labile.

L'aspetto introspettivo, che all'occhio di chi scrive è sempre presente in poesia - anche nella cosiddetta "poesia civile", per intenderci - è evidente, ma tale evidenza si innesta ad un circostante tendenzialmente binario; in certe fasi, sembra persino un circostante "a tre".

L'opera è squisitamente "concettuale"; va letta, per questo, tutta d'un fiato, senza che ciò ne pregiudichi, tuttavia, la scorrevolezza. Neppure i momenti di circolarità, i ritorni e i riferimenti "al prima" appesantiscono la lettura. Sembra, piuttosto, che tali momenti "fluttuino" come un ago che tesse una trama sapiente. La "fluttuazione", peraltro, è una tematica presente al punto da offrire il titolo di uno dei capitoli e della "poesia di epilogo".
Questo "fluttuare" viene enfatizzato ancor di più da un uso della punteggiatura non convenzionale: quelli che, normalmente, appaiono come "stacchi", più o meno incisivi, qui sono invece reali "sospensioni". Sospensioni nel "non esserci".

Prima di chiudere questa brevissima e personale "impressione di lettura", vorrei porre l'attenzione su quella che appare, ai miei occhi, come una delle immagini più poetiche dell'intera silloge: il parallelismo tra la parola "amore" (o, meglio, tra la pronuncia della parola "amore") e le quattro dita delle zampe posteriori di un gatto. Perché i gatti hanno questa peculiarità: l'avere nelle zampe posteriori un dito in meno rispetto alle anteriori. E associare questa insolita immagine di "mancanza" alla pronuncia di una parola o, come forse è meglio dire, alla mutezza di una parola, ad una parola mancante, è davvero un aspetto di grande forza poetica.

Arricchiscono l'opera delle illustrazioni di Pierpaolo Miccolis


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