lunedì 21 gennaio 2013

Scampato pericolo per il Caffè San Marco di Trieste




Aveva lasciato tutta la città di Trieste col fiato sospeso.
Ora, finalmente, siamo alla vigilia della riapertura dello storico Caffè San Marco, dopo circa un mese di chiusura, dettata dalla prematura scomparsa del titolare, Franco Filippi.
Tante polemiche ed incertezze si sono susseguite in questo periodo, come forte era montato il timore, per la città, di perdere uno dei suoi più importanti locali storici, ai cui tavoli, a partire dal 1914, si sono sedute personalità culturali della caratura di Svevo, Joyce, Saba e, per giungere ai giorni nostri, Magris.
Lo spettro del vicino Caffè Firenze, chiuso ormai da una quarantina d’anni, pareva aggirarsi nei sussurri della città. Il San Marco come il Firenze? Era il quesito sulle bocche di tutti.
Fortunatamente, la risposta è no. Ma quanti patemi d’animo, appena ripresici dal pericolo scampato per gli Specchi!

Ma no, il San Marco c’è e resiste.

Come spesso accade in questa città, è tuttavia bene notare, gli animi si svegliano più quando qualcosa viene perduto o quando si rischia di perderlo, piuttosto che entro la quotidianità.
Qui non si fa eccezione.
Di rado, infatti, il locale non offre posto a sedere, salvo in concomitanza di tutti quegli eventi collaterali che ancora ivi trovano spazio.
Non per dire che i triestini lo snobbino, sia chiaro, ma solo perché, come detto, a volte pare che ci si accorga delle cose, dei piccoli gioielli che animano la città, solo se sembrano destinati a svanire.
Certo, se la posizione non aiuta il San Marco (la trafficata via Battisti non è al centro dei flussi turistici), almeno dovrebbe giovargli la storia.
La lezione che dovrebbe imparare questa città è non dimenticare mai ciò che il passato le ha donato.



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