Quando la mente viaggia ed inciampa nei ricordi di scuola,
quando si ripensa a quelle mattine infinite che si era ancora troppo giovani
per scandire a colpi di caffè, all'appello manca quasi sempre una cosa: la passione
per ciò che si studia.
Ma può capitare che, in quello che agli occhi dei più può
apparire come uno sperduto angolo di mondo, un insegnante "diverso" e
che ha fatto del suo entusiasmo una forza net-virale, si insinui tra le righe
di un Infinito di Leopardi recitato come si reciterebbe un requiem in una
funzione religiosa, trasformando questa noia mortale in qualcosa di diverso, di
entusiasmante, di interessante e, a volte, persino divertente...
Perché la letteratura italiana, nella sua inestimabile
ricchezza, è vita dell'uomo, non noia, litania, bestemmia, costrizione.
Chi è costui? Chi è questo personaggio che non si è limitato
a guardare alle cose da una prospettiva diversa, ma che ha creato una nuova
prospettiva utilizzando i mezzi che la modernità offre?
Enrico Galiano. Semplicemente. Un professore di scuole medie
(pardon, scuola secondaria di primo grado...) che esercita la sua missione (non
è semplicemente un lavoro) in un piccolo centro della provincia di Pordenone:
Pravisdomini.
Un centro che si fa fatica a trovare anche sulle cartine
geografiche, ma che ha una peculiarità: è il luogo con la più alta percentuale
di studenti stranieri del pordenonese. Quella che si potrebbe definire
"terra di confine", a tutti gli effetti. Un luogo che sembra fatto
apposta per il nostro Enrico Galiano, in arte semplicemente "Il
Prof."
1) Domanda
scontata quanto quasi sempre temuta: presentati in tre parole.
Sono indeciso
fra “Un sognatore seriale” e “Che si mangia?”. Scegli tu.
2) Ti sei trovato a
fare il professore in quello che è il comune con la più alta percentuale di
stranieri in provincia di Pordenone. Quanto pensi che questo fattore abbia
rivestito un ruolo determinante nelle tue scelte didattiche, nei mezzi che
adotti e che hanno ormai ampiamente varcato i confini di questo territorio?
Moltissimo. Qui la situazione è a tratti disperante, è molto difficile far
convivere realtà così eterogenee, figuriamoci far studiare i verbi o imparare
la storia. In una scuola come la mia senza fantasia e spirito d'improvvisazione
non ne esci. Difatti ci sono stati spesso colleghi che dopo un anno da qui sono
scappati.
3) Come percepisci il ruolo dell'insegnante nella società e,
soprattutto, in quella del futuro? Sinceramente penso sia un falso mito quello
per cui gli insegnanti abbiano perso d'importanza o di considerazione. È più
che altro vero che questa importanza e considerazione dobbiamo costruircela
noi, meritarcela noi, col lavoro di tutti i giorni, con la trasparenza, e anche
con una bella dose di pazienza. Qui dove insegno io, sia io che i miei colleghi
siamo molto stimati dalle famiglie. CI vogliono bene, molti ci considerano
davvero parte se non della famiglia certo del mondo dei loro figli. Forse in
città più grandi è più difficile, ma insomma: non è impossibile, ecco.
4) Oltre
ad interpretare te stesso e i tuoi studenti nei video che ormai tendono ad
essere virali, suoni la chitarra accompagnato dalla tua dolce meta, scrivi...
Scrivi... Ecco, qualcosa bolle in pentola, ci sono delle novità in vista? Non
ti chiedo di rivelarci tutto, ma almeno facci qualche piccola concessione in
anteprima...
Scrivo da quando ero in seconda elementare e non credo smetterò
mai. Ora, dopo abbi di tentativi e con una manciata di romanzi nel cassetto,
sto preparando l'uscita di una romanzo per la casa editrice Garzanti. È una
storia d'amore ma anche un thriller, con protagonisti due ragazzi di
diciassette anni. Lo sto sistemando proprio in questi giorni e dovrebbe uscire
all'inizio dell'anno prossimo.
5) Sei ormai un fenomeno mediatico, e questo mi
sembra innegabile. Ma tutta questa visibilità si è portata dietro anche qualche
strascico negativo? Non lo so, critiche sterili, polemiche e quant'altro? Se
vuoi parlacene.
Quando decidi di metterti in gioco, quale che sia il gioco, è
naturale, quasi spontaneo che arrivino le critiche. Lavorando (per così dire)
nel web ho scoperto che in realtà, avere degli haters, persone che ti criticano
per qualsiasi cosa, che ti attaccano, a volte anche con insulti pesanti (sì, è
successo diverse volte), è in realtà un bel fregio, significa che sei sulla
strada giusta. Poi ci sono anche le critiche non sterili, e io quelle le
apprezzo tantissimo. Ho infatti notato che il mio lavoro di insegnante, da
quando metto in piazza le cose che faccio, è migliorato molto. Sentendomi più
controllato, più sotto gli occhi di molte persone, sono spinto a dare il meglio
di me, a non sgarrare mai o a cercare di farlo il meno possibile.
6) La
delicatezza del tuo ruolo di insegnante, e in particolare di ragazzi di 11-13
anni, e il tuo successo acquisito anche grazie alla forza della rete, ti avrà
certamente obbligato a confrontarti con un problema decisamente complesso, cioè
il rapporto tra giovanissimi e nuove tecnologie, con tutti i rischi che questo
comporta. In base alla tua esperienza, cosa ti sentiresti di consigliare a
genitori ed insegnanti affinché riescano a trasmettere ai ragazzi il peso di un
rischio ma anche la forza di una opportunità?
I ragazzi che oggi hanno 12 anni
vivranno in un mondo in cui la rete e il mondo social saranno ancora più
presenti nelle loro vite rispetto a quanto non siano oggi: un bene, un male,
non lo so. Probabilmente entrambe le cose. Quello che è davvero importante è
avere gli occhi aperti, fare lo sforzo di aggiornarsi, documentarsi, perché è
proprio dell'età adolescenziale il nascondersi, e attraverso i social possono
succedere cose davvero spaventose senza che i genitori se ne accorgano. È
importante riuscire ad avere le antenne alte, essere pronti a cogliere i
segnali di pericolo.
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