sabato 22 ottobre 2011

Andrea Zanzotto, 1921-2011

Qualche giorno fa, il 18 ottobre, si è spento il grande poeta Andrea Zanzotto.
Nato a Pieve di Soligo (Treviso) il 10 ottobre 1921, era il massimo poeta italiano vivente.
Quando si perde una persona di tale spessore culturale ed umano è impossibile restare indifferenti, pur se alla veneranda età di 90 anni.
Così si può, a rigore, dire chiusa la seconda metà del Novecento poetico italiano, che dopo Mario Luzi e Alda Merini, perde il suo ultimo grande rappresentante.



Cosa ha offerto Zanzotto alla letteratura italiana, è impossibile riassumerlo in questa sede. Di lui resterà il linguaggio che sa essere semplice ed estremamente complesso al tempo stesso, i suoi significati criptici e i suoi metasignificati, l'amore per il suo dialetto, il veneto dell'alta Marca, l'amore per la sua terra, che mai lo ha fatto tuttavia cadere nella retorica e nell'ignoranza leghista.
Di lui ci mancheranno la sua sconfinata cultura, la sua umanità e la sua semplicità nell'approcciarsi alle persone comuni.
Già, poiché Zanzotto, prima che il sommo poeta, era un uomo umile, che non amava i piedistalli, e per cui la cultura era anche aggregazione popolare, non un salotto elitario riservato ai figli delle accademie.

Andrea Zanzotto se ne è andato, ma immortale è la testimonianza dei suoi scritti.

per approfondire su Andrea Zanzotto:
pagina club degli autori
wikipedia

LIBRI CONSIGLIATI:
Andrea Zanzotto - Le Poesie e Prose Scelte, Mondadori (acquista su IBS)


VIDEO "RITRATTI" - ANDREA ZANZOTTO. INTERVISTA DI CARLO MAZZACURATI E MARCO PAOLINI




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sabato 17 settembre 2011

IKARUS - Overunit Machine - IL VIDEO UFFICIALE SPIEGATO PUNTO PER PUNTO

Gli Overunit Machine, gruppo metal sperimentale di origine pordenonese, ritornano con il nuovissimo EP Ungod, carico di sonorità coinvolgenti, prodotto dall'indiscussa esperienza di Howie B (http://it.wikipedia.org/wiki/Howie_B).

Proprio da questo EP è stato tratto il singolo IKARUS, dal quale si è ricavato un video che qui verrà sviscerato nel suo concept.


La storia di Icaro dovrebbe essere nota a tutti; ad ogni modo, per i pochi che non la ricordassero, può riassumersi nel fatto che Icaro, con le sue ali di cera, troppo si avvicinò al sole. Scioltasi la cera, precipitò in mare, morendo.

Premessa doverosa poiché questo video non si basa sulla vicenda epica in sè, ma sul DOPO. In questo video Ikarus è già precipitato, ecco perché la vicenda ruota tutta intorno alla disperazione, alla frustrazione e, soprattutto, alla punizione per chi non ha voluto rispettare i propri limiti, limiti umani, più nello specifico.

I primi due minuti constano di animazioni: la location è un abisso illuminato da una luce verdastra, popolato da strane creature. Al centro appare, labile, la luce della ragione, mentre ogni cosa vi ruota intorno, avendone infine il sopravvento. L'abisso rappresenta la frustrazione, in senso metaforico, oltre naturalmente alla precipitazione.

In seguito, si passa al primo stacco di girato, in cui alla performance della band si alterna la vicenda vera e propria del protagonista Ikarus (ribadendo, DOPO essere precipitato). Due loschi figuri gli stanno vicino, per accentuare l'angoscia, mentre gli occhi vanno in primo piano: sono bianchi con venature nere. Ikarus è cieco, questo perché ha discostato lo sguardo dai propri limiti. La tematica degli occhi tornerà più avanti.

Il movimento successivo di Ikarus, pseudoepilettico, non si discosta dalla tematica generale. Il movimento stesso, e il fatto che la sua figura venga quasi cancellata, può a rigore essere considerata come un'accentuazione della cancellazione (o dell'alienazione) dell'essere, oltre gli stessi limiti spaziali, o comunque l'incapacità di saper controllare se stessi.

Il cuore in gabbia che prende fuoco (e che, anzi, viene incendiato dallo stesso Ikarus) serve a marcare ulteriormente l'idea di limite e di angoscia, oltre a sottolineare come sia lo stesso Ikarus ad autodistruggersi col suo agire.

Il serpente che diviene catena e che appesantisce i piedi di Ikarus è la metafora non solo del limite invalicabile (impossibilità di volare), ma anche di ciò che lega l'uomo, indissolubilmente, alla propria natura terrena. Anche qui, dolore, rabbia e frustrazione dominano la scena.

Il tendere la mano al cielo non richiede particolari sforzi interpretativi.

Uno stacco, e dal tendere all'irraggiungibile si piomba nuovamente in un'atmosfera onirica ed angosciante al tempo stesso. Nuovamente animazioni, ma questa volta si percepisce un volo "precipitato" diritto agli Inferi, abitati da creature terrificanti. Riappare la luce della ragione, che di nuovo scompare in un tuono.

Nel nuovo passaggio al girato, Ikarus vomita vermi, che tendono a dimostrare come sia morto dentro, sia morta la sua anima, sia morta la sua stessa ragione di esistere, a seguito del fallimento del volo. 

E riecco gli occhi: il losco figuro di sinistra tiene fra le mani gli occhi di Ikarus. Ne getta uno a terra, un altro lo smembra con una tenaglia. Qui la metafora è quella della dissoluzione delle illusioni oltre, ancora, al concetto del limite che più e più volte ritorna.

Ikarus piange lacrime di sangue, si strofina gli occhi, riprendendo il concetto precedente e trasponendolo direttamente entro la sua persona.

Un bel gioco tra il suo volto e quello del cantante del gruppo, per poi trovarsi, immobile, con le ali in movimento. E, infine, la dissoluzione.
La dissoluzione di tutto, dai sogni alle speranze, dall'Essere all'apparire.

Naturalmente, la spiegazione del video non si esaurisce qui. Innanzi tutto, pur essendo questa un'interpretazione autentica, la più autentica possibile, ognuno potrà leggere ciò che vuole ed interpretare come vuole la vicenda.
Inoltre, si sono tralasciati appositamente alcuni particolari, come simbologie esoteriche e non, presenti all'interno del video stesso. Questo per lasciare a tutti un po' di divertimento e per "aguzzare la vista".

Per saperne di più sugli Overunit Machine, visitate:

La copertina dell'EP è del famoso (e discusso) pittore Saturno Buttò (www.saturnobutto.com)
Il video "Ikarus" è stato prodotto e realizzato da Andrea Guarascio, Giulio Serafini, Lorenzo La Monica e dalla 4Frame Factory di Pordenone

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giovedì 10 marzo 2011

Collapse into Now: il quindicesimo album degli R.E.M. è in vendita...


Uscito l’8 marzo, festa della donna, ma anche martedì grasso. Questo bisognerebbe pensare di un disco blasonato, annunciato, anticipato, lasciato assaggiare ai fan: un piacevole scherzo di carnevale.
Inutile fare una critica troppo dura agli R.E.M., si sa che quanto hanno prodotto negli “anni d’oro”, corrispondenti grossomodo agli anni Ottanta e alle uscite – capolavoro stile Out of Time, Automatic for the People e New Adventures in Hi-Fi, non torneranno mai più. Non torneranno i suoni onirici e di stampo melodico-surreale di Fables of the Reconstruction, né le atmosfere rock di Monster.
Al massimo, possono tornare delle brutte copie, che appassionano soltanto qualche fan dell’ultima ora e qualche gruppo di “fan ciechi”, ovvero coloro a cui va bene tutto, basta che sia opera dei loro beniamini. Ed ecco, allora, Collapse into Now.
Forse, per coloro che non conoscono le sonorità “classiche” del gruppo, per la generazione post-Up che mai ha approfondito i lavori precedenti, salvo per Losing my Religion ed Everybody Hurts, in questo disco si possono trovare sonorità “innovative”.  Forse le troveranno coloro che quando vanno ai concerti restano a bocca aperta se il gruppo suona “Maps and Legends”, perché non hanno la più pallida idea di cosa sia, ma cantano felici i pezzi di Accelerate. Il pubblico migliore per questo disco è rispecchiato da questo tipo di fan.
In realtà, ed è palese, di innovativo c’è meno di nulla, e quanto si legge nelle melodie è un groviglio di passato, che però nulla ha a che fare con esso. Un tentativo mal riuscito di riassumere le sonorità del gruppo di questi anni, senza però il background d’ispirazione che, invece, era ben presente negli “originali”, e che faceva la differenza. Eccome, se la faceva.
Questo album non è affatto un capolavoro, è la mediocrità senza appello rispetto ai fasti del passato, e certo lascerà delusi i fan più accorti ed esigenti.
Con questo, non si vuole intendere che non sia orecchiabile, le melodie sono piacevoli, poiché gli R.E.M. lo sono. Utile per trascorrere quaranta minuti. Così si può riassumere: un album piacevole, ma niente di più.
La parola “capolavoro” non è apponibile a nessuna delle canzoni al suo interno. Anche chi l’ha apposta a Blue (la traccia 12, che chiude l’album), evidentemente non ricorda la superiorità di Country Feedback, che con sonorità assai simili riusciva a farti sognare.
Acquistatelo, ma senza troppe aspettative. Rimarreste delusi, altrimenti.

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credito immagine: R.E.M. - copertina "Collapse into Now" 

sabato 5 marzo 2011

Picasso, Mirò, Dalì. Giovani e arrabbiati: la nascita della modernità

Si aprirà il 12 marzo a Firenze la mostra "Picasso, Mirò, Dalì. Giovani e arrabbiati: la nascita della modernità".

L'esposizione, che raccoglierà un totale di circa sessanta opere dei tre grandi maestri, sarà una retrospettiva sui lavori giovanili. In particolare, raccoglierà opere del periodo pre-cubista di Picasso (opere precedenti al 1907, più una serie di studi e schizzi), e del periodo pre-surrealista di Mirò (1915-1920) e di Dalì (1920-1925).

L'analisi di questo periodo consente, come suggerito dallo stesso titolo della mostra, di comprendere la nascita della pittura moderna, intesa come pittura-chiave del Novecento. Gli anni giovanili dei tre sono una sorta di "transizione pittorica" verso la modernità, partendo da Picasso (del quale, chicca per gli appassionati, verrà esposto il noto Cahier 7 del 1907, mai uscito prima d'ora dalla Spagna per una esposizione - contentente lo studio per il capolavoro Les Demoiselles d'Avignon), arrivando poi a Mirò e Dalì, sempre analizzando, come detto, la transizione, e non il punto d'arrivo della loro poetica pittorica, assai più nota, quest'ultima, al grande pubblico.

Un'occasione per conoscere meglio non soltanto questi tre autori, ma anche per leggere in chiave completa l'ampia vicenda pittorica del Novecento, fruendo del decisivo incipit che ad essa ha condotto.

La mostra si svolge a Palazzo Strozzi, e resterà aperta fino al 17 luglio 2011, tutti i giorni, dalle 9.00 alle 20.00 (il giovedì fino alle 23.00).

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credito immagine: Les Demoiselles d'Avignon - Pablo Picasso - pubblico dominio

venerdì 4 marzo 2011

Interviste d'Arte: Kristel Vendrame - pittrice

Intervisteremo oggi la giovane pittrice pordenonese Kristel Vendrame.

1) Quando ha sentito il "bisogno" di dipingere?
La vera esigenza si è manifestata a seguito di situazioni interiori dolorose e molto complesse dovute ad un rapporto di disequilibrio con il mondo esterno ma soprattutto con quello interno,sfociato poi in disadattamento ed alienazione della realtà.
In generale la dimensione onirica si e' rivelata essenziale per il mio percorso artistico,la coscienza in fase rem è molto più ricettiva e si trova in condizioni di esaltatissima attività,conviene quindi rielaborare le percezioni, le immagini ed i suoni apparentemente non reali,in modo produttivo e creativo.
Quasi sempre questo star fuori di sé implica l'isolamento completo o temporaneo dal mondo esterno, una ricerca interiore importante ed articolata,dove si sviluppa una profonda consapevolezza del proprio io,una sorta di esplorazione dello spazio interiore tramite stati alterati di coscienza che si presentano sotto forma di visioni oniriche.


2)Molte delle tematiche che affronta appaiono intrise di un "surrealismo" oscuro, lugubre: da cosa scaturisce tale scelta? La reputa più legata ad un viaggio introspettivo, o ad una visione della realtà esteriore che la circonda? Cosa vorrebbe trasmettere con queste immagini?
Difficile dare una spiegazione,il mio lavoro a prima vista appare distante dalla logica razionale,mi interessano le angoscie dello spirito,tento di rappresentare artificialmente le dipendenze psicologiche ed emotive che rimangono celate nel profondo dell'inconscio umano ,le viscosita' spirituali di tutto ciò che tenta invano di essere formale.
L'interiorità umana, quella che tradizionalmente definiamo anima è ritenuta sede della razionalità e delle emozioni, ma la coscienza più potente e profonda subisce il peso di tutti i divieti morali , religiosi e sessuali,diventando anche il luogo di gestazione delle passioni e dei desideri più forti e morbosi.
Tutte queste norme morali hanno una funzione di censura degli impulsi e degli istinti vitali dell’uomo di cui inibiscono la libera espressione, rimosso il velo metafisico ed illusorio che altera la percezione della realtà,emerge allora la zona inconscia piu' istintiva e primordiale,tema principale dei miei dipinti.


3) Spesso i critici d'arte tendono a ricercare dei fili conduttori tra l'arte di un autore e quella di un altro, inquadrarlo in un movimento o in una corrente, assai sovente più per mostrare le proprie cognizioni che non per cercare la verità. Noi facciamo il contrario, e chiediamo a Lei, a quale autore si è ispirata, o quantomeno quale sente aver influenzato maggiormente la Sua formazione, se ne esiste uno? (la domanda può essere rivista nella chiave di un movimento, e può anche esulare dai soli pittori, può anche ragionare sulla musica o sulla letteratura).
Per quanto riguarda lo stile pittorico prediligo l'influenza del Barocco, l'iconografia teatrale, ricca di miracoli, di estasi, di supplizi e spedizioni angeliche,con le sue forme grandiose e monumentali tese a meravigliare e stupire ma allo stesso tempo appassionare ed emozionare l'animo umano.
Negli immensi e grandiosi affreschi sinonimo di sfarzo materiale si contrappone la devozione spirituale e la riflessione sull’inevitabilità della morte, vengono dipinti motivi lugubri ed emblemi macabri affiancati a scene sacre e talvolta profane, espressioni di una ricerca introspettiva profonda e volta al raggiungimento di ideali divini.
Nelle mie tele cerco di ricreare questi scenari, grotteschi, appariscenti e ricchi di simboli metafisici ed arcani celati dalla nostra coscienza razionale,i miei personaggi sono talvolta feriti,trafitti da frecce o aculei,figure cadaveriche e androgine seminude o avvolte in mantelli ,esseri mistici pervasi da visioni e rapiti da deliri ed ebbrezze.
Mi affascina l'estasi , intesa come rapimento dell'anima e dei sensi, chi l'ha provata almeno una volta se ne innamora, la pone in cima ad ogni altra intensa emozione della vita, diviene lo scopo primo ed ultimo dell'esistenza, dinanzi alla quale impallidisce ogni altro piacere, la realta' diventa allora concettuale e viene riportato pian piano alla luce tutto cio' che l’Essere inutilmente rifiuta.


4) Ha in programma delle mostre o ve ne sono in corso in questo momento?
Dal 9 al 30 aprile 2011 parteciperò all'esposizione collettiva “GLI ABITI DEL MALE “ovvero la definizione aristotelica dei sette peccati capitali al Museo MAGMA di Roccamonfina,inoltre prendero' parte al progetto 110 E LODE organizzato dalla galleria agli Stemmi(Brugnera PN)che partirà dal Friuli Venezia Giulia e toccherà diversi capoluoghi italiani.
Per quanto riguarda i progetti futuri ,mi piacerebbe avere la possibilità di poter esporre le mie opere in una mostra personale nel Pordenonese,per il momento rimane in cantiere.

5) Briglia sciolta
Vorrei concludere citando una celebre frase di un opera letteraria a me cara:
“L'unico modo per resistere alle tentazioni, è cedervi.” (Oscar wilde il ritratto di Dorian Gray), e ringraziarvi per avermi dato l'opportunità di parlare del mio percorso artistico.


APPROFONDIMENTI:
kristel-devianze.blogspot.com


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mercoledì 2 marzo 2011

Paco Ignacio Taibo II: Ritornano le Tigri della Malesia - Omaggio ad Emilio Salgari nel centenario della morte

Cento anni fa moriva suicida Emilio Salgari, uno dei massimi protagonisti del romanzo d’avventura italiano e mondiale.
Proprio in occasione di tale anniversario, è uscito il libro “Ritornano le Tigri della Malesia”, di Paco Ignacio Taibo II, scrittore e giornalista messicano, alto esponente della letteratura del suo Paese.
Il libro è stato presentato in lungo e in largo per l’Italia dallo stesso autore.
Già l’introduzione dell’autore è estremamente accattivante (Quello che non è): cerca infatti di dare un senso a quest’opera ispirata alle avventure di Sandokan (come lascia trasparire il titolo) non escludendo una chiave ironica.
Non un vero e proprio seguito, né una rivisitazione del personaggio, semplicemente un nuovo modo di concepirlo alla luce della visione dell’autore. Come dice lui stesso introducendo la sua opera, due libertà che si è preso sono “esplicitare la tensione politica e la pulsione anticolonialista delle avventure delle Tigri […] e andare oltre il progetto originale, decisamente intrappolato nelle convenzioni della letteratura ottocentesca a cui Salgari non poteva sfuggire”.
Alla fine, leggendo il libro, non si avrà il fastidioso “effetto sequel”, sempre in agguato quando ci si pone dinanzi ad un’opera che affonda le sue radici in un’altra. Piuttosto, un nuovo capitolo, con qualche libertà che non sembra stonare.
Non per nulla, l’autore è un profondo conoscitore dell’opera di Salgari, e questo indubbiamente gli consente di avere una visione completa, armonica, omogenea rispetto al “maestro”, senza doversi esimere da punte in chiave personalissima e moderna, che il lettore avrà modo di apprezzare.

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credito immagine: copertina libro "Ritornano le Tigri della Malesia" di Paco Ignacio Taibo II 

giovedì 24 febbraio 2011

25 anni di Dylan Dog: da Cartoomics al nuovo film

Era il 1986 quando, dalla mente di Tiziano Sclavi, si concretizzò l’immagine di Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo. Sono passati 25 anni, e il mondo del fumetto (e non solo) è pronto a rendergli omaggio.
Un quarto di secolo portato benissimo, una serie di storie avvincenti che hanno reso Dylan Dog il fumetto Bonelli più importante della sua generazione, con storie che sono divenute dei veri e propri cult. Inutile fare grandi presentazioni, l’unica cosa da dire è che Dylan Dog è il fumetto horror-surreale più importante del panorama italiano, ed uno dei più importanti del panorama europeo.

I festeggiamenti in suo onore ci portano direttamente a Milano, città della Sergio Bonelli Editore, dove si terrà, come ormai consuetudine, la rassegna Cartoomics. E il venticinquesimo di Dylan Dog, direttamente od indirettamente, la farà da padrone, introducendo nella rassegna un “preambolo a tema”, dall’8 all’ 11 marzo, sul mondo dell’horror ed il rapporto tra fumetto e cinema, con tutta una serie di manifestazioni, proiezioni, seminari e dibattiti, molti dei quali di alto livello. Il giorno 10 marzo sarà una giornata dedicata interamente a Dylan Dog. Ci saranno una serie di ospiti di eccezione, tra cui disegnatori e sceneggiatori dell’indagatore dell’incubo.
La rassegna si terrà a Milano. Il preambolo, denominato “Cartoomics Spin Off: Horror & Motion”, come anticipato, si terrà dall’8 all’11 marzo, presso la sede del Centro Congressi della Provincia di Milano in via Corridoni 16. La fiera del fumetto Cartoomics si terrà invece in FieraMilanoCity dall’11 al 13 marzo.

Ma non è finita qui. I venticinque anni di Dylan Dog diventano lo spunto anche per ricavare un nuovo film sul personaggio a fumetti.
Uscirà infatti nelle sale il 16 marzo “Dylan Dog: Dead of Night”, regia di Kevin Munroe.

Tanta carne al fuoco, insomma, per gli amanti di Dylan Dog…

per il programma di Cartoomics Milano, clicca qui

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credito immagine: tratta da fumettiweb.it - proprietà di Sergio Bonelli Editore 2006

martedì 22 febbraio 2011

Edvard Munch e la Scandinavia della pittura: ultimi giorni

Ultimi giorni utili per poter visitare la mostra di pittura Munch e lo Spirito del Nord, in corso a Villa Manin di Passariano (Udine). La rassegna si concluderà il 6 marzo.


Sono esposte circa 120 opere di vari autori scandinavi, primo fra tutti Edvard Munch.


Attraverso questa rassegna è possibile farsi un'idea completa della pittura del Nord Europa tra Ottocento e Novecento.



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Corsi di scrittura creativa: spesso truffe cammuffate

Diffidare di chi pretende di insegnare a scrivere. Partiamo da un presupposto, che forse farà storcere il naso a più di qualcuno, e cioè che NON ESISTONO SCUOLE PER IMPARARE A SCRIVERE “BENE”.
I corsi di scrittura creativa, nella maggior parte dei casi, se non proprio truffe sono comunque delle prese in giro colossali, che vanno a danno del poveraccio di turno, che crede con un semplice corso, di poter divenire un romanziere di successo.
La migliore, e sola, scuola di scrittura è la lettura. Lettura attenta, lettura consapevole, dei grandi classici che ci precedono e che tanto hanno dato al nostro tempo. Soffermatevi sulle parole, sugli stili, sulle descrizioni, e troverete la migliore tra le accademie. Non occorrono catalogazioni, schemi ed altre idiozie simili, serve semplicemente attenzione a ciò che si ha intorno.
Una volta capito questo, potrete iniziare a cogliere quanto vi circonda; sedetevi su una panchina, osservate, lasciate lavorare la fantasia. Lo scrittore è, prima di tutto, una persona piena di fantasia, che sa sfruttarla anche quando deve descrivere la più dura realtà. Lo scrittore non conosce dei veri e propri schemi, ma vive di ciò che lo circonda, di ciò che è, di ciò che sarà e di ciò che dovrebbe essere.
Anche la “tecnica” per redigere un “buon romanzo”, di cui tanti si riempiono la bocca (e le tasche)… Non esiste! Non c’è! Come si può insegnare qualcosa che semplicemente non c’è? Ogni scrittore adotta una tecnica diversa, c’è chi prepara uno scheletro e poi sviluppa il progetto, e infine lo rifinisce, c’è chi si lascia andare a briglia sciolta fino a scrivere un po’ di pagine e poi cerca di incastrarle in un racconto che gli viene in mente nel mentre, c’è chi va ordinatamente capitolo per capitolo senza però avere in mente la vicenda nel suo insieme finché non ha concluso l’opera, c’è chi scrive tanti foglietti sparsi e poi cerca di armonizzarli in base a come “sente” la storia una volta creato un filo, indefinibile come progetto in quanto totalmente disordinato…
Credete che qualcuno abbia insegnato a Verga, Svevo, Buzzati o Pirandello “come si scrive”?
Non lasciatevi abbindolare, il problema dello scrivere è tutt’altro che tecnico, tanto più che la tecnica, alla fine, diviene un qualcosa di strettamente personale, legata al proprio carattere, alle proprie idee, a ciò che si vorrebbe fare quando si scrive. Relegare uno scritto alla tecnica significherebbe operare una forzatura a priori che, nella maggior parte dei casi, non porterebbe a nulla.
Bisogna ricordarsi una cosa: tutto ciò che si ha intorno è, in un modo o nell’altro, esprimibile a parole. In un tale contesto di immagini e sentimenti, credete ci sia bisogno del “consiglio” di qualcuno che vi insegna a scrivere? Risparmiate i vostri soldi, è tutto intorno a voi e, soprattutto, GRATIS.
L’idea, quella è il vero problema, l’idea originale, l’idea che possa attirare l’attenzione del lettore o, più semplicemente, permettervi di costruirci una vicenda intorno. Ma quella, nessuno ve la darà mai in una scatola chiusa. Pensate davvero che un’idea presumibilmente vincente vi possa venir svelata da terzi?
Per concludere, un unico caso di scrittura che, per la sua complessità e per il suo, questa volta sì, tecnicismo, richiede un’infarinatura teorica alla base: si parla, come molti avranno capito, della sceneggiatura. Qui il discorso è diverso, la sceneggiatura (specie se cinematografica), segue dei canoni universalmente riconosciuti, ed anche un a capo, un maiuscolo piuttosto che un minuscolo, possono cambiare le carte in tavola. Ma qui, si sa, non si scrive per il pubblico, si scrive per un produttore ed, eventualmente, per un regista, per degli attori, sicché la ricerca andrà indirizzata entro uno schema prettamente “cinematografico”. Lo sceneggiatore, utilizzando la sua tecnica, suggerisce, in certi casi in modo esplicito, in altri decisamente più velato, un cambio di scena piuttosto che un cambio di inquadratura, una location piuttosto che un’altra, addirittura l’espressività del viso di un attore. Il tutto, è bene dirlo, quasi sempre senza avere la possibilità di scrivere tutto ciò che ha in mente e senza poter guidare il regista esplicitamente dove vuole. Questa, sì, è una scrittura tecnica, una scrittura che va schematizzata ed imparata… Ma solo perché i destinatari sono dei tecnici…
Quanto dovete sapere per cominciare a scrivere è già tutto in queste poche righe. Chi ha il cilindro magico… beh, lasciatelo col suo coniglio…
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Fumetto d'autore a Bologna

Promuovere il patrimonio culturale, artistico e produttivo che fa di Bologna una delle capitali internazionali del fumetto. E’ questo uno degli obiettivi di BilBOlbul Festival, manifestazione in programma a Bologna dal 2 al 6 marzo. Anche questa edizione della rassegna coinvolgerà oltre sessanta artisti, protagonisti delle mostre, degli eventi e degli incontri. In primo piano tra i tanti ospiti, quest’anno, Vanna Vinci, una delle voci più significative e personali nel panorama del fumetto italiano (a lei è dedicata la mostra “Sulla soglia”), e l’argentino Josè Munoz, considerato tra i maggiori autori contemporanei (con l’esposizione “Come la vita…”). Per entrambe le mostre, dal 4 marzo al 10 aprile, la cornice è quella del Museo Civico Archeologico.
Il festival è curato da Hamelin associazione culturale, che da anni mette in relazione la promozione culturale e la vocazione pedagogica, lavorando in particolare con bambini e adolescenti attraverso la letteratura, il fumetto, l’illustrazione e il cinema. La programmazione della manifestazione è attenta alla valorizzazione dell’opera dei grandi autori del passato e a un’indagine orientata verso le forme più innovative di sperimentazione. BilBolBul promuove i giovani artisti attraverso una rete di rapporti con scuole e accademie d’arte, concorsi e mostre collettive. Fra gli obiettivi del festival anche la volontà di incrociare il fumetto con altre forme espressive come il cinema, la letteratura, le arti visive, la musica.
La maggioranza degli appuntamenti è a ingresso gratuito; a pagamento o su prenotazioni alcuni eventi. Per informazioni, tel.051.233.401 (www.bilbolbul.net).
la proprietà dell’articolo appartiene all’Agenzia Dire; www.dire.it

Omaggio a Gogol'

Il 21 febbraio 1852, ovvero esattamente 159 anni fa, moriva a Mosca Nikolaj Vasil’evič Gogol’, uno dei massimi scrittori sovietici del XIX secolo.
Non così conosciuto al pubblico italiano medio, rispetto ad alcuni suoi contemporanei, quali Puškin (di cui era peraltro grande amico) e Tolstoj, è stato tuttavia un geniale rivisitatore della realtà del suo tempo nella sua crudezza.
Il suo stile nei racconti è carico di componenti tragicomiche, di situazioni drammatiche e macabre, sempre proposte con sottile vena umoristica, ed influenzerà un filone della letteratura sovietica (e non solo) in modo assolutamente incisivo (basti pensare, ad esempio, alle opere di Daniil Charms, che ad oltre un settantennio dalla morte di Gogol’, ancora ricorderanno nello stile il “maestro letterario”).
Nonostante la sua vita piuttosto breve (morì a 43 anni), scrisse moltissimi racconti (tra i più celebri basti qui ricordare I Racconti di Pietroburgo e Le Anime Morte), e visse in varie città europee (a parte Mosca e Pietroburgo, soggiornò in Germania, Francia, Svizzera, Cecoslovacchia e Italia).
Impossibile condensare la sua carriera letteraria così vasta in così poco spazio, ma giusto rendergli un piccolo omaggio, nell’anniversario della morte, come merita un grande letterato come lui.
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I sentieri letterari: un modo diverso di approcciarsi al territorio

Tra le più interessanti modalità di visitare una città, figura, indubbiamente, il sentiero letterario. Nessuna città può infatti dirsi importante, se non può vantare di trasudare se stessa dalle pagine e dalle parole di qualche noto poeta o scrittore.
I sentieri letterari sono iniziative che prendono piede ormai, in modo più o meno evidente, in tutta Italia. Un paio di anni fa celebre fu l’esempio di Palermo, che segnalò sul sito della Biblioteca Civica le parole usate dagli scrittori per descrivere gli angoli più suggestivi, i quartieri, i monumenti, creando così una valida alternativa alle guide turistiche “tradizionali”. Alla fine, quanto si ottenne a Palermo fu una vera e propria “mappa” della città, costituita da citazioni più o meno celebri, racchiuse nei monumenti… o, forse, monumenti racchiusi in citazioni più o meno celebri (di Pirandello, Oscar Wilde, Goethe, ad esempio).
Un altro valido esempio di questo tipo fu attuato a Trieste, dove in tutta la città sono apparsi “sentieri” dedicati ai più celebri autori che qui vissero e qui lasciarono una traccia indelebile attraverso le loro opere: da Saba a Svevo, da Ungaretti a Joyce, tanto per citarne alcuni. Sentieri che, tuttavia, talora vengono usurpati da qualche commerciante che, pur di farsi un po’ di pubblicità, abusa dei nomi per attirare i turisti.
Ma non serve andare nelle grandi città per trovare queste “linee rosse” fatte di parole e immagini. Tale strategia di turismo letterario, estremamente apprezzabile ad avviso di chi scrive, si può trovare anche nelle campagne. Un esempio concreto è dato dai cosiddetti “luoghi pasoliniani” che, nel cuore del Friuli, consentono di scoprire le terre dove Pier Paolo Pasolini poté, per la prima volta, misurarsi con la sua vocazione artistico – letteraria. Da Casarsa, “paese di temporali e di primule”, è facile poi ampliare i propri orizzonti in altri centri vicini che ospitarono altri grandi letterati dell’Ottocento e del Novecento, basti pensare ai luoghi di Ippolito Nievo, come Cordovado, o di David Maria Turoldo, ossia Sedegliano, al di là del fiume Tagliamento.
La cultura letteraria è, insomma, insita in ogni angolo della nostra Italia, dalle grandi città alle campagne, per questo è utile valorizzare, anche attraverso queste iniziative, un mondo che non è fatto soltanto di libri e di inchiostro, ma anche di luoghi, di sensazioni, di immagini che hanno ispirato coloro che hanno offerto un inestimabile patrimonio al nostro Paese.
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Vecchioni vince a Sanremo




video tratto da Youtube
Il Festival di Sanremo 2011 viene vinto da Roberto Vecchioni con Chiamami Ancora Amore . La canzone migliore, la più poetica, quella che meglio rappresenta l’Italia. Vecchioni vince anche il premio della critica.

Il blog di poesia del Corriere della Sera

Curato dal giornalista e scrittore Ottavio Rossani, il blog di poesia del Corriere della Sera è un punto di riferimento per chiunque abbia sete di conoscenza nel campo della poesia, soprattutto per chi cerca informazioni su eventi letterari e su nuove uscite. Per chi ancora non conoscesse questo ottimo canale letterario, è sufficiente cliccare qui per farsi un’idea della struttura.
Come si può notare, viene presentato, sulla destra, un ampio archivio che ha inizio nel dicembre 2007, un ricco menu-indice, con due menu a tendina nella parte inferiore, che permettono di selezionare collegamenti a Paesi o ai singoli poeti di cui si tratta.
immagine: Ottavio Rossani – reperita in pubblico dominio – per comunicazioni o violazioni del copyright inviare una mail a vialeassurdo@gmail.com