Uscirà il 31 marzo il nuovo libro di Alessandro Baldacci, un
percorso che rievoca la vita di uno dei più grandi poeti del Novecento, secondo
molti vero e proprio punto di incontro tra la prima e la seconda metà del XX
secolo: Giorgio Caproni.
In questo lavoro, l'autore spazierà dagli esordi di
Caproni, sotto il segno della sintesi inquieta fra tradizione e modernità, fino
alla maniera "estrema" della sua stagione tarda. Al centro della
riflessione di quest'opera, il ruolo decisivo che la Resistenza ha avuto nella
vita del poeta, trasmessa poi, inevitabilmente, nei suoi versi.
Per Caproni la frattura tra poeta e società è un
"divorzio malefico" contro cui reagire, e la lingua di cui tesse i
versi è "concreta e terrestre".
La figura di Caproni è centrale nel panorama letterario
odierno, la sua "missione poetica" deve necessariamente trovare
concreta attuazione nella lettura. E Baldacci, docente di Italianistica presso
l'Università di Varsavia, fa proprio questo: ci guida nella lettura di uno dei
più geniali poeti italiani del Novecento, che, nonostante l'arte poetica tendesse già a venir marginalizzata nel contesto culturale a lui coevo, egli continuava ad
investire in essa come strumento di verità ed etica.
Il testo di Alessandro Baldacci è edito da Franco Cesati
Editore.
Lo stesso autore ha già pubblicato Amelia Rosselli (Laterza 2007), Andrea Zanzotto. La passione della poesia (Liguori, 2010), Controparole.
Appunti per un’etica della letteratura (Atelier, 2010) Le
vertigini dell’io. Ipotesi su Beckett, Bachmann e Manganelli (Ipermedium, 2011), La necessità del tragico(Transeuropa, 2014). È stato fra i curatori dell’antologia Parola
plurale. Sessantaquattro poeti fra due secoli (Sossella,
2005).
credito immagine: Franco Cesati Editore
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